Stiamo vivendo una rivoluzione. L'intelligenza artificiale sta (finalmente) facendosi spazio nelle nostre vite, creando tanto stupore ma anche tanta preoccupazione.
Vedere come modelli di apprendimento automatico diventino parte della quotidianità e delle nostre vite lavorative mi riempie di orgoglio - far parte di questo mondo mi fa sentire al centro dell'innovazione e delle opportunità che si stanno creando.
Tuttavia, questa emergenza di innovazione non suscita solo stupore e ammirazione, ma anche ansia e preoccupazione.
Ho notato che tali preoccupazioni originano soprattutto da quelle persone che non lavorano nel settore dell'analisi dati e del machine learning, ma che fanno lavori che modelli come ChatGPT possono "facilmente" rimpiazzare.
Alcuni esempi di questi lavori possono essere:
- data entry
- supporto clienti
- creazione di contenuto editoriale
e altri.
Questo è un tweet che ha ricevuto parecchio engagement il mese scorso che riporta secondo ChatGPT stesso, quali sono i lavori a rischio di sostituzione
Tale tweet può risultare sorprendente e preoccupante se si legge il proprio lavoro in quella lista.
In questo articolo limiterò le mie osservazioni proprio agli individui che si sentono minacciati dalla IA.
Leggo di colleghi che scrivono articoli e tweet spiegando che non c'è nulla da temere da parte delle IA come ChatGPT. Secondo me invece c'è bisogno di sensibilizzazione non tanto verso l'intelligenza artificiale, quanto verso il lavoro che facciamo tutti i giorni.
La realtà dei fatti è che la preoccupazione è parzialmente giustificata, soprattutto per un gruppo ristretto di persone che non hanno mai fatto uso di semplici sistemi di automazione.
La parola chiave è automazione, e cercherò di spiegare perché il problema non sia l'IA, ma la mancanza di alternative che imponiamo alla nostra routine di lavoro quotidiana.
È facile preoccuparsi...quando c'è l'IA
La domanda che vorrei porre al lettore preoccupato è questa
Ti sei mai sentito preoccupato che il tuo lavoro potesse essere rimpiazzato prima dell'avvento di ChatGPT?
So che è una domanda provocatoria, ma chiedo al lettore di portare un attimo di pazienza.
ChatGPT ha iniziato un movimento collettivo di presa di consapevolezza della propria vulnerabilità lavorativa.
Ma la realtà dei fatti è che noi (tutti, nessuno escluso) è sempre a qualche livello sostituibile da un sistema di automazione.
ChatGPT ha portato questa cosa a galla, ma in realtà ogni datore di lavoro e imprenditore sa bene di cosa parlo. La consapevolezza ora è di tutti, non solo di chi paga lo stipendio.
Chi possiede una attività lavorativa e paga fornitori e dipendenti ragiona sempre in termini di convenienza e tempo.
Domande come
- quanto mi costa?
- quanto tempo mi occupa?
- quanto posso pagare qualcuno facendo del profitto?
- quanto valore fornisce questa attività?
e molte altre, sono sempre nella mente dell'imprenditore attento e dedito.
L'IA comprende entrambe le dimensioni temporali ed economiche (e molte altre) ed è quindi la soluzione ovvia per problemi altrettanto ovvi.
È dunque facile essere preoccupati ora. ChatGPT ha risvegliato quella consapevolezza dormiente nel lavoratore che passa le sue ore su task automatizzabili, ma che per qualche motivo, non automatizza (o comunque non completamente).
Emerge lo psicologo che è in me: la presa di consapevolezza è comunque una cosa buona per il nostro cervello - rappresenta l'inizio di un percorso di rieducazione e riallineamento verso i nostri veri obiettivi.
La leggendaria "automazione"
Programmatori e data scientist (soprattutto) pensano continuamente a come automatizzare i task di tutti i giorni.
Mentre i programmatori (so che è un termine molto generico, ma lo uso con intento) creano interi sistemi per automatizzare insiemi di task, i data scientist e esperti del machine learning si specializzano nell'automatizzare dei singoli task, mettendo insieme anch'essi sistemi, mattone su mattone.
Si creano dataset, si addestrano modelli, solo al fine di poter risolvere uno dei problemi cruciali nel grosso sistema messo su dagli sviluppatori.
Come ho scritto in passato, i data scientist sono abilitatori dell'automazione. Il nostro mestiere ci forza a voler automatizzare quello che si è sempre pensato fosse non automatizzabile secondo i paradigmi "classici" di sviluppo.
Basti pensare ai transformers - dei modelli estremamente potenti in grado di soddisfare una grossa moltitudine di compiti, come creare sommari da un insieme di testi oppure generare del testo partendo da una frase di input.
Dove voglio arrivare? Che c'è poca conoscenza tecnica, e questa conoscenza è alla base della paura che incute l'IA, soprattutto in Italia.
Vi faccio un esempio:
ChatGPT è molto utile per uno sviluppatore, junior o senior che sia. Questo perché aiuta a trovare errori nel codice, a riorganizzarlo e a fornire spunti utili per completare delle funzioni. Si pensi a Copilot, lo strumento di Microsoft che assiste il programmatore alla scrittore di codice. Io lo uso sempre, ed è una manna dal cielo.
Mai per una volta mi sono sentito minacciato dalla presenza di Copilot
Il motivo è perché sono uno strumento nelle mie mani che aiuta la mia produttività: mentre prima potevo metterci 3 ore a completare il mio task, ora ce ne metto 1. Per me è sempre una vittoria.
Perché questa sicurezza non si estende anche ad altri professionisti che lavorano in campi diversi?
Ecco alcune motivazioni:
- perché non sono sviluppatori, e quindi non c'è una forma mentale orientata all'automazione
- soffrono la pressione sociale: sentire e vedere altri preoccuparsi genera preoccupazione a sua volta
- bias cognitivi, come il confirmation bias, che vanno a far leva su pensieri negativi già presenti riguardo al proprio lavoro
E molte altre.
Se tu, lettore, ti rivedi in uno di questi punti, non temere. A mio avviso la situazione non è così tetra come i social la fanno passare. Tutt'altro.
Il problema non è l'IA, ma il nostro modo di lavorare
Come tutte le grosse novità che entrano nelle vite della maggioranza e che hanno impatto su più aspetti della vita, ci sarà sempre un gruppo di persone resistenti al cambiamento. È normale.
Bisogna avere senso critico e lucidità mentale per giudicare la situazione e la nostra posizione al riguardo.
Ecco il tema centrale di questo articolo
L'IA è un catalizzatore. Il problema è alla base. Se pensiamo di essere potenzialmente sostituibili su un range di compiti, allora lo siamo già da anni. La differenza è che solo ora ce ne rendiamo conto.
Dobbiamo ringraziare la IA che ci ha reso consapevoli di ciò.
Integro me stesso nel discorso, anche se lavoro nel settore: dobbiamo cambiare modo di lavorare.
Dobbiamo abbandonare il lavoro di basso valore e formarci per soddisfare lavori ad alto valore.
Mi spingo a dire ciò perché, ad oggi, il valore che offre l'IA è alto, ma perché automatizza tutta una serie di micro-compiti che fanno risparmiare tempo e denaro.
L'IA però non automatizza la creatività, la generazione di idee o i processi strategici. Questi processi sono completamente umani, e richiedono meccanismi di ragionamento e recupero di informazioni che oggi l'IA non può assolvere.
Se pensate che utilizzare Midjourney sia automazione di creatività, mi trovate in disaccordo.
La mia opinione è che dobbiamo uscire dalla zona di comfort e spingere verso obiettivi più grandi.
- Vogliamo licenziarci e aprire la nostra attività? Facciamolo.
- Vogliamo chiedere un aumento e ottenere responsabilità che pensiamo di non poter affrontare? Facciamolo
- Abbiamo desiderio di cambiare lavoro e di formarci partendo da zero? Ragioniamoci su seriamente.
Sono stato personalmente coinvolto in ragionamenti del genere di recente, e so che non è facile. Ma garantisco che iniziare è la parte più difficile - con abbastanza dedizione e costanza gli obiettivi vengono raggiunti, quasi sempre.
Che sia un obiettivo di formazione, professionale o personale, non dedichiamo il nostro tempo a fare lavori di basso valore - quello lasciamolo all'IA, com'è giusto che sia.
Trattiamo l'IA come uno strumento nelle nostre mani. Usiamola e miglioriamo la nostra vita grazie ad essa.
Una rivoluzione anche creativa e del benessere
Concludo questo flusso di pensiero con una sorta di anticipazione di quello che per me sarà il futuro.
A mano a mano che i modelli andranno a migliorare, così aumenterà il tempo che abbiamo da dedicare a quello che amiamo, alle nostre passioni.
Lavorando di meno sull'operatività saremo più in grado di concentrarci su temi rilevanti al nostro business e alla nostra persona.
Avremo più tempo per noi stessi, per attività di natura creativa e sportiva. A livello professionale invece, concentrarci su attività strategiche e di creazione.
Questo si sta avverando parzialmente già ora, con modelli "semplici" come ChatGPT. Dico semplici perché il campo si muove velocemente e già è possibile vedere grossi miglioramenti tra GPT-3.5 e 4, i modelli che alimentano il bot conversazionale. Tutto questo è avvenuto nel giro di pochi mesi, non anni.
Il futuro sarà sempre più automatizzato. Dobbiamo comprenderlo quanto prima. Sta a noi adattarci di conseguenza e intraprendere percorsi professionali e personali che sfruttano questa automazione.
L'innovazione è basata sul machine learning. Nessun campo più di questo influenzerà gli anni futuri.
Vedremo robot domestici con i quali converseremo come se fossero dei compagni, e interfacce che richiederanno sempre meno intervento fisico (NeuraLink, per riferimento). Tutto questo è innegabile - è solo questione di tempo.
Dobbiamo comprendere che il futuro che abbiamo sempre visto nei film è qui, e sta solo iniziando.
Se non lo facciamo, le conseguenza sono nostre. La preoccupazione è giusta a quel punto.
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